Romolo, divenuto unico re di Roma, decise per prima cosa di fortificare la nuova città, offrendo sacrifici agli dei secondo il rito degli Albani e in onore di Ercole secondo quello dei Greci, così com'erano stati istituiti da Evandro. Con il tempo Roma andò ingrandendosi, tanto da apparire secondo Livio "così potente da poter rivaleggiare militarmente con qualunque popolo dei dintorni". Erano le donne che scarseggiavano. Questa grandezza era destinata a durare una sola generazione se i Romani non avessero trovato sufficienti mogli con cui procreare nuovi figli per la città.
Romolo, nel terzo anno del proprio regno decise di allestire dei giochi solenni, chiamati Consualia, dedicati al dio Conso. Quindi ordinò ai suoi di invitare allo spettacolo i popoli vicini: dai Ceninensi, agli Antemnati, Crustumini e Sabini, questi ultimi stanziati sul vicino colle Quirinale. L'obiettivo era quello di compiere un gigantesco rapimento delle loro donne proprio nel mezzo dello spettacolo. Arrivò moltissima gente, con figli e consorti, anche per il desiderio di vedere la nuova città.
Il rapimento
Romolo prese posto tra la folla e al segnale convenuto, i suoi uomini estrassero le spade e catturarono le figlie dei Ceninensi, Crustumini, Antemnati e dei Sabini, lasciando fuggire i loro padri, che abbandonarono la città promettendo vendetta. Alcuni raccontano che furono rapite solo trenta fanciulle, mentre Plutarco stima non fossero meno di 800. A favore di Romolo depose il fatto che non venne rapita nessuna donna maritata, se si esclude la sola Ersilia, di cui ignoravano la condizione. Il ratto fu spiegato da Plutarco non tanto come un gesto di superbia, ma piuttosto come atto di necessità, al fine di mescolare i due popoli. Il ratto avvenne il 21 agosto
Romolo offrì alle fanciulle libera scelta e promise loro pieni diritti civili e di proprietà. Egli stesso trovò moglie tra queste fanciulle, il cui nome era Ersilia.
I popoli che avevano subito l'affronto chiesero la liberazione delle fanciulle, ma il nuovo re di Roma, non solo si rifiutò di rilasciarle, al contrario chiese loro di accettare i legami di parentela con i Romani. Questo significava solo una cosa: la guerra. I popoli, che avevano subito l'affronto, furono sconfitti e portate a termine le operazioni militari, il nuovo re di Roma dispose che venissero inviati nei nuovi territori conquistati alcuni coloni.
L'ultimo attacco portato a Roma fu quello dei Sabini, come ci raccontano Livio e Dionigi di Alicarnasso, che prima presero il Campidoglio, con il tradimento di Tarpeia, poi impegnarono i romani in un durissimo scontro nella battaglia del lago Curzio. Fu in questo momento che le donne sabine, che erano state rapite in precedenza dai Romani, si lanciarono sotto una pioggia di "proiettili" tra le opposte fazioni per dividere i contendenti e placarne la collera. Con questo gesto entrambi gli schieramenti si fermarono e decisero di collaborare, stipulando un trattato di pace.